Al via le sfilate. Sei giorni di eventi all’insegna di un cauto ottimismo: nel primo semestre fatturato previsto in crescita del 2,5%
L’unico precedente risale al settembre 2011, quando Samantha Cameron organizzò al 10 di Downing Street, residenza dei premier britannici, una festa per celebrare la London fashion week. Poi ci sarebbe Michelle Obama: nei suoi quasi otto anni di permanenza alla Casa Bianca la first lady ha dato numerosi ricevimenti in onore della moda americana e dei suoi protagonisti, specie giovani. Ma non era mai successo che un premier in carica – non la sua consorte – aprisse ufficialmente una fashion week, né in Italia né all’estero.
Accadrà oggi: Matteo Renzi è atteso a Milano per l’inizio della settimana della moda che terminerà lunedì prossimo. Sei giorni in cui verranno presentate 184 collezioni donna per l’autunno-inverno 2016-17 e che per la prima volta si sovrappongono non solo alle fiere di pret-à-porter Mipap, White e Super (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), bensì anche a Lineapelle (dedicata alla conceria, da oggi a venerdì) e a Mido (27-29 febbraio), la più importante fiera al mondo per gli occhiali.
Sei giorni fitti non solo di sfilate e presentazioni in showroom, non solo di abbigliamento e accessori, in altre parole, ma una vetrina per l’intera filiera del tessile-moda-abbigliamento. Una filiera che solo in Italia è ancora integra, ha un valore importantissimo per l’economia del Paese e che ha saputo resistere alla crisi economica degli ultimi anni. «Il fatturato del tessile-moda-abbigliamento nel 2015 è stato di 62 miliardi, che salgono a 80 prima di consolidare il valore complessivo della produzione tessile – ricorda Carlo Capasa, presidente della Camera della moda –. La nostra filiera rappresenta il 41% lordo di tutta la moda europea. Per Germania e Francia, che poi sono tra i primi mercati di sbocco dei nostri marchi, le percentuali sono dell’11% e 8%. Non solo: nel 2015, nonostante le incertezze economiche e geopolitiche mondiali e la brusca frenata del quarto trimestre, siamo cresciuti dell’1,4% e per il primo semestre 2016 è previsto un ulteriore aumento del fatturato del 2,5%».
Tra le priorità di Capasa, fin dal suo arrivo al vertice della Camera della moda, nell’aprile 2015, c’è stato il consolidamento del ruolo e dell’immagine delle fashion week di Milano (quattro all’anno, due per la donna, due per l’uomo). Anche su questo fronte la settimana che inizia oggi – la prima del dopo Expo – si presenta come una svolta: le collezioni (184) sono quasi il 30% in più rispetto alle 142 del febbraio 2015.
Fatti e numeri che non sembrano sfuggire al premier Renzi: c’è anche lui dietro al Comitato per la moda creato dal viceministro per lo sviluppo economico Carlo Calenda proprio per migliorare le sinergie tra i diversi attori della filiera. In marzo la presidenza del Comitato, con il trasferimento di Calenda a Bruxelles come rappresentante permanente dell’Italia presso le istituzioni europee, passerà con ogni probabilità al sottosegretario per le Riforme Ivan Scalfarotto. C’è da augurarsi che l’iniziativa prosegua e si rafforzi: è la prima volta che si riesce a riunire a un tavolo 14 associazioni che a vario titolo fanno parte del sistema, fiere comprese. Se è vero infatti che la filiera italiana è unica al mondo, è altrettanto vero che non sempre si è riusciti a far dialogare i diversi attori.
Lunedì 29 Milano passerà il testimone a Parigi: con la locale Camera della moda Carlo Capasa è in costante contatto per coordinarsi sui calendari e per opporre una “sana resistenza” alla tendenza arrivata dalla fashion week di New York, dove si è cercato di imporre il modello del ready-to-buy, rendendo subito disponibili all’acquisto le collezioni che sfilano. «Non difendiamo lo status quo, ma la filiera produttiva e i suoi tempi – ribadisce Capasa –. L’innovazione, il ponte con il futuro, noi vorremmo costruirlo su altre basi: i giovani talenti, ai quali in questa settimana dedichiamo uno spazio speciale per incontrare buyer e potenziali investitori, e la sostenibilità, che per noi è un tema di filiera». La fashion week milanese si chiuderà lunedì proprio con la presentazione di un documento messo punto in collaborazione con Sistema moda Italia e il suo presidente Claudio Marenzi e che, assicura Capasa, sarà innovativo sui temi della sostenibilità non solo ambientale, ma anche sociale e, in un certo senso, culturale, della moda.
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