A pochi giorni dall’ennesimo terremoto - fortunatamente meno drammatico di quello di agosto ma comunque disastroso per le comunità del Centro Italia - l’Ania sta lavorando ad nuovo progetto per gestire al meglio, anche con il supporto delle compagnie assicurative, il rischio sismico. Calamità che comportano per il contribuente italiano un spesa media annua di circa 3 miliardi di euro.
«L’Ania - spiega Maria Bianca Farina, presidente dell’Associazione delle imprese assicurative italiane presente oggi al 18° Annual Assicurazioni - è convinta che una regolamentazione dei rischi catastrofali, come già avvenuto in tutti i paesi sviluppati, non può essere rinviata ed è importante capire cosa può fare il pubblico ed il privato prendendo anche spunto dalle migliori soluzioni adottate a livello internazionale». All’estero esistono diversi modelli di gestione del rischio catastrofale che possono prevedere un impianto volontario di sottoscrizione delle coperture, semi-obbligatorio o integralmente obbligatorio. In Italia, alla luce delle caratteristiche che il rischio sismico assume nel nostro Paese (il 70% delle abitazioni si trova in aree ad alto/medio rischio sismico) «la soluzione potrebbe passare per una assicurazione obbligatoria per tutti coloro che posseggono una casa, in modo da garantire prezzi contenuti grazie alla mutualità tra le diverse aree del territorio». Il progetto a cui l’Ania sta lavorando immagina che il sistema assicurativo possa coprire larga parte del rischio sismico «prevedendo - aggiunge Farina - un intervento statale che copra le eventuali punte dei sinistri che eccedano le capacità del settore». Si tratterebbe quindi di definire un’operazione che vede il sistema assicurativo al fianco dello Stato «permettendo - precisa Farina – interventi immediati in fase di gestione delle emergenze e di contenere auspicabilmente la spesa pubblica destinata oggi ad interventi ex-post». Certo, spiega il presidente Farina, «si tratta di una soluzione di sistema che va studiata, avviando un tavolo ad hoc, con il Governo e con tutti gli operatori del settore privato coinvolti ed inserita in un più ampio piano che deve garantire azioni di prevenzione strutturale, di sensibilizzazione dei cittadini e tempestività nella gestione delle emergenze». Si potrebbe intanto iniziare dagli immobili che saranno ricostruiti nei luoghi del terremoto di questi giorni e da quelli che saranno messi in sicurezza nell’ambito del Piano “Casa Italia”, considerando di includere anche le coperture assicurative nelle agevolazioni fiscali che saranno introdotte.
Non è questo l’unico impegno delle assicurazioni a supporto del Paese. «Il momento economico e sociale che viviamo e gli scenari futuri richiederebbero una maggiore collaborazione tra Stato, compagnie e cittadini anche sui temi legati alla gestione del risparmio, della salute/assistenza e della previdenza». Fattori chiave per l’Italia e che rappresentano i quattro punti dell’agenda Ania.
«Mi lasci dire - sottolinea Farina - che le assicurazioni rappresentano storicamente un punto di riferimento per il risparmio delle famiglie italiane, grazie alla capacità di garantire rendimenti soddisfacenti, frutto di politiche di investimento prudenziali e adeguati ai profili di rischio dei clienti». Anche in un contesto mutato di tassi zero «il settore ha continuato a essere un partner di riferimento delle famiglie italiane». Tanto che l’anno scorso la raccolta vita è stata pari a 115 miliardi. «La sfida ora si fa ancora più forte, sia perché questo scenario di tassi a zero o negativi potrebbe durare ancora per lungo tempo, sia per la crescente volatilità del mercato azionario».
Questo contesto ha portato un nuovo cambio di direzione nel comportamento di acquisto dei clienti. I dati Ania della nuova produzione dei primi nove mesi del 2016 mostrano un calo di quasi il 12% rispetto al 2015 del risparmio vita: esito di una sostanziale stabilità della raccolta premi delle polizze di ramo I, le polizze vita tradizionali, e di una forte contrazione delle polizze finanziarie (-35% il ramo III). «Questo significa che le compagnie di assicurazioni sono più sotto pressione anche rispetto al recente passato. Da una parte Solvency II spinge verso soluzioni con minore assorbimento di capitale, dall’altra il contesto di mercato non facilità la vendita di queste soluzioni». Per questo si sta optando per soluzioni multiramo che garantiscono maggiore flessibilità e soprattutto possono essere adeguate al profilo di rischio del cliente e all’andamento dei mercati. Parallelamente «il comparto sta valutando nuove logiche anche sul ramo I» che in condizioni di tassi negativi devono essere necessariamente ripensate. Allo stesso tempo, le assicurazioni guardano con interesse a «investimenti in private asset che abbiano anche un impatto positivo sull’economia reale e che possano garantire rendimenti interessanti a condizione che vengano identificati gli strumenti ed i modelli per poter investire tutelando il cliente assicurativo».
Di certo «in questa situazione di mercato bisogna investire nello sviluppo di una maggiore cultura finanziaria dei cittadini ed il settore, attraverso la sua ampia rete professionalizzata può svolgere un ruolo importante».
Con riferimento, poi, alla salute ed assistenza «le famiglie spendono mediamente 1.400 euro l’anno, senza considerare le ingenti spese per assistere gli anziani. A fronte di questo, l’assicurazione intercetta solo il 7% della spesa privata sostenuta dai cittadini. Riteniamo di conseguenza che ci sia l’opportunità per il settore di affiancare il sistema pubblico con le proprie soluzioni al fine di gestire al meglio il bisogno, anche definendo adeguanti incentivi statali, così come per il welfare aziendale». Allo stesso tempo, è urgente «stimolare la previdenza integrativa, ancora troppo poco utilizzata, in particolare dai giovani e dei dipendenti delle piccole aziende».
A favore di questo ruolo del settore assicurativo, una crescita di credibilità che contrasta con le molte criticità dei mercati finanziari. «Noi siamo passati indenni - spiega ancora Farina - attraverso due crisi finanziarie epocali e i nostri clienti sono stati tutelati grazie alla serietà e alla capacità di gestire e valutare al meglio i rischi». Ciò ha fatto sì che, di fronte a tante emergenze nel Paese, il settore assicurativo abbia mostrato una forte solidità e, quanto al futuro, i risultati degli stress test avviati dall’Eiopa stanno arrivando e «sebbene gli esiti non si conoscano ancora, ci aspettiamo di continuare ad essere fra i più solidi in Europa».
Nei programmi dell’Ania c’è poi la questione della semplificazione. «Siamo passati da una mancanza di regole a un eccesso di regole, con un costo importante soprattutto per le compagnie piccole e che fanno più fatica. Questo anche perché si sono sovrapposte regole comunitarie e regole nazionali e con Solvency II stiamo attraversando una fase di transizione che prevede una doppia modulistica che rispetti la cornice normativa sia di Solvency I sia di Solvency II». «Solvency II è stata poi una rivoluzione non solo per i ratio patrimoniali ma anche per la gestione delle compagnie e ha portato nei consigli di amministrazione molte responsabilità che prima erano di pertinenza di amministratori delegati e direttori generali. Questo - sottolinea il presidente dell’Ania - ha prodotto la necessità di avere più competenze tecniche assicurative nei cda ma anche molti più documenti da portare nel consiglio d’amministrazione, diventato cuore non solo delle strategie di business ma anche di gestione. Un cambiamento epocale con normative sulla privacy, sulle parti correlate, sui rapporti infragruppo e un proliferare di policy e di comitati, tutto da gestire insieme a tre o quattro Autorità di riferimento». Per questo «il sistema deve fare una riflessione seria sulla semplificazione: il controllo deve certo restare efficace ma non deve gravare troppo sui costi e l’ampiezza dei controlli deve essere proporzionata alla dimensione della compagnia».
Su tutti i temi citati, un contributo importante potrà certamente essere dato, aggiunge Farina, «dall’innovazione e dalle nuove tecnologie che andranno progressivamente a trasformare il modello di business del settore assicurativo per renderlo più vicino e meglio rispondente alle sfide attuali e future». «In conclusione – aggiunge – è in atto una profonda trasformazione dei bisogni dei cittadini nell’ambito previdenziale, sanitario, della protezione e del risparmio e allo stesso tempo, il sistema Italia ha bisogno di supporti validi per garantire una crescita solida e sostenibile. Le assicurazioni sono pronte a dare il proprio contributo in affiancamento al sistema pubblico per un nuovo modello di sostegno a famiglie e imprese».