La politica dei piccoli passi, perché una riforma significativa come quella dei Beni culturali non si fa dall’oggi al domani. Occorre tempo. La gradualità del procedere l’ha rivendicata ieri Dario Franceschini, ministro della cultura, che intervistato dal direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano, nel corso degli Stati generali della Cultura tenutisi a Roma, ha tracciato un bilancio di quanto fatto finora, non escludendo aggiustamenti in corso d’opera.
Per esempio, sull’Art Bonus Franceschini si è detto disponibile ad estenderlo ad altri settori: «La prossima apertura, dopo la lirica e i beni ecclesiastici colpiti dal terremoto, potrebbe essere la prosa. Escludo, invece, un’applicazione generalizzata a tutti gli eventi culturali. È una bella idea e anche in Parlamento se n’è discusso, ma si tratta di un’indicazione troppo generica ed è difficile quantificare le minori entrate per l’Erario determinate dal credito d’imposta del 65% per chi aiuta il patrimonio. Ragionare per singoli settori, invece, rende più semplice anche il calcolo dell’impatto sui conti pubblici».
Per continuare a leggere la news sul
Sole 24 ORE clicca qui.